Matteo Aloe: la squisita anima di Berberè!

Che il gustoso successo della Pizzeria Berberè sia ormai verità universale è cosa certa! Ma chi c’è dietro questa gustosissima realtà? Ecco la storia di Matteo Aloe!

Si è tanto parlato di Berberè, e sicuramente se ne continuerà a parlare, ma un altrettanto squisito racconto lo merita anche il suo stesso pizzaiolo: Matteo Aloe, la vera e gustosissima anima della celeberrima pizzeria.

Matteo Aloe: il sogno del gusto

Dalla Calabria a Bologna, in un non troppo lontano 2010, un giovanissimo Matteo Aloe, assieme al fratello Salvatore, sceglie dunque di aprire la prima pizzeria Berberè. Un traguardo, oltre che il coronamento di un sogno, di cui lo stesso Matteo Aloe ama infatti raccontare: “ Ho sempre voluto cucinare. Fin da piccolo il mio passatempo preferito era stare tra i fornelli oppure nell’orto. A dieci anni utilizzavo già la mia paghetta per collezionare le ricette di Gualtiero Marchesi. La panificazione e la passione per il lievito madre sono state le dirette conseguenze di questa grande curiosità per la cucina”.

Matteo Aloe e Berberè: la vera storia 

Il progetto Berberè la dice dunque lunga sul percorso privato, oltre che professionale, dei due intraprendenti fratelli. “Io e mio fratello Salvatore — racconta infatti a riguardo Matteo — vivevamo a Bologna, dove, dalla Calabria, eravamo venuti per studiare Economia. Fin dal nostro arrivo ci eravamo accorti di quanto in città mancasse una pizzeria di qualità. Da un nostro desiderio personale quindi è partita l’avventura, ci sono voluti molti mesi di studio per giungere all’inaugurazione del primo locale”.

Il percorso dei fratelli Aloe

“La prima insegna fu quella di Castel Maggior in provincia di Bologna — aggiunge inoltre Matteo — e fu aperta nel 2010. All’epoca, anche se non parliamo di così tanto tempo fa, in Italia il mondo della pizza era statico, molto legato alla tradizione. C’erano pochi operatori del settore realmente intenzionati a fare qualcosa di nuovo, diverso dal solito. Tra questi, coloro che ci hanno ispirato di più sono sicuramente Gabriele Bonci e Simone Padoan. (…) L’obiettivo era stato chiaro fin dall’inizio: creare un locale dove trovare una pizza buona con utilizzo di solo lievito madre, digeribile, preparata con ingredienti selezionati in un contesto giovane, contemporaneo e informale”.

La pizza di Matteo Aloe 

Una pizza squisita e digeribile quella proposta dunque da Matteo Aloe. Una pizza che, proprio come per i suoi  gustosissimi spicchi, è arrivata a contare ben dodici locali in Italia e un locale persino a Londra. 

Berberè: l’unione fa la forza!

“Ci teniamo a precisare — spiega infatti a riguardo Matteo — che non siamo un franchising, la gestione è sempre diretta. Siamo convinti infatti che solo grazie alla formazione dei nostri dipendenti la qualità possa diventare replicabile. Il successo di Berberè — aggiunge infatti Matteo — scaturisce proprio da questo… e dall’insieme di più elementi: la pizza a base di lievito madre vivo e ingredienti buoni, di stagione, biologici. Ancora il servizio gentile e veloce, i locali dal design semplice e accogliente, la possibilità di delivery, per rimanere in contatto anche quando il cliente è in pigiama sul proprio divano. Un altro punto di forza è la formazione del nostro team”.

La pizza Berberè 

Buona, socievole, sana la pizza proposta dunque da Berberè, una pizza legata quindi tenacemente al concetto di stagionalità ma anche a quello dei buoni sentimenti e dell’eccellenza.

Gli ingredienti di Matteo 

La scelta degli ingredienti, per Matteo Aloe, rappresenta infatti la parte più bella del suo lavoro.“Scegliamo ingredienti fatti da contadini e allevatori che gestiscono la propria attività in modo sostenibile — spiega infatti a riguardo Matteo e aggiunge — La crisi che stiamo vivendo e che vivremo da qui ai prossimi anni mette a rischio tutti, ma ancor di più i territori fragili e i loro artigiani. È doveroso pensare ai piccoli, ma resistenti produttori”.

Una pizza buona da mangiare e bella fa pensare! 

Una pizza, quella di Berberè di Matteo e Salvatore Aloe, buona dunque da pensare, oltre che da mangiare. Una pizza che, proprio come il suo artefice, continuerà dunque a far parlare squisitamente di se! 

s.g 

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