Mirko Rizzo: il gusto di un sogno

Per il proprietario di Pizzeria e Trattoria l’Elementare sognare in grande non è mai stato difficile. Ecco il racconto di Mirko Rizzo e della sua straordinaria attività 

Dalla Marina Militare al Forno a legna? Si può! Ecco il racconto del maestro pizzaiolo Mirko Rizzo, il proprietario di Pizzeria e Trattoria l’Elementare.

Audacia e creatività di Mirko Rizzo

Per il maestro pizzaiolo Mirko Rizzo, infatti, l’audacia e la creatività non sono mai state un mistero. Eccezionali caratteristiche che hanno funto da colonne portanti per il suo percorso personale, oltre che professionale, e su cui, fortunatamente, la pandemia non ha incidere.

Mirko Rizzo: una scintilla mai spenta 

Mirko Rizzo è stato infatti, proprio con i suoi locali, protagonista assoluto di due aperture in piena fase post lockdown. In un periodo in cui il settore sembrava dunque vacillare e temere anche per il futuro prossimo della ristorazione, la sua cucina è stata invece una scintilla mai spenta, e addirittura alimentata, che ha potuto illuminare di propositi e buona speranza l’intero settore nazionale.

La cucina romana di Mirko 

Se la cucina tipicamente romana di Mirko Rizzo l’avevamo dunque conosciuta con 180g a Centocelle, Pommidoro e Nando in Pizzeria a Grottaferrata, la location di Trastevere sa a sua volta farsi subito notare per lo straordinario gusto della sua pizza scrocchiarella e dei suoi fritti. 

Mirko Rizzo: mangiare cose buone e semplici 

L’idea di aprire una sede fissa nell’ex Bir&Fud, nata a seguito del successo estivo avuto a Parco Appio nel 2020 con Federico Feliziani, è stata infatti un’idea particolarmente vincente di cui lo stesso Rizzo ama raccontare:“Tutto è nato dalla bellissima amicizia con Federico Feliziani, il gestore di Parco Appio. Io avevo lasciato da poco la conduzione di un locale e stavo riordinando le mie priorità. Post lockdown, parlando un giorno al telefono, ci venne insieme l’idea di aprire una pizzeria nel verde. Una possibilità quindi di rivalutare anche il Parco, stare all’aria aperta dopo mesi di chiusura forzata in casa, a mangiare cose buone e semplici. Così nasce L’Elementare, per sottolineare il concetto di semplicità. Dopo il successo enorme ed inaspettato avuto ad Appio con i 220 coperti a sera, si è proposta l’occasione di Bir&Fud che stava liberando il locale a Trastevere e ho colto al volo l’occasione. A luglio abbiamo saputo dell’opportunità e a settembre eravamo già operativi nel quartiere. Poi c’è stato il secondo lockdown ma abbiamo tenuto duro ed eccoci di nuovo ad Appio”.

Una scelta di successo  

Una scelta di successo quella intrapresa dunque dal Rizzo. Decisione che sa ben testimoniare la potenza e l’intensità di un sogno che ha saputo in effetti permeare la sua intera vita. “Ho sempre avuto in testa il cibo, volevo avere una trattoria già da ragazzino. — racconta infatti a riguardo Mirko Rizzo — Fino ai 17 anni ho lasciato correre perché stavo in Marina, sono stato dieci anni fuori con le navi, poi sono tornato a Roma e mi sono appassionato ancora di più ai lievitati. Soprattutto non capivo perché mia madre cucinasse meglio dei ristoranti in cui andavo ma quando mi faceva la pizza non era mai abbastanza buona. Perché uno spaghetto con le vongole le veniva perfetto mentre la pizza no? Cos’è che non funzionava a casa? Allora c’ho pensato io. Ho cominciato a documentarmi e scrivere per blog di settore e ho intrapreso la mia strada”.

Una scommessa vincente 

Non ho mai avuto un dubbio — continua Rizzo — mi sono preso da subito le mie responsabilità e sono partito per la mia strada. Avevo 10 anni di meno e più incoscienza, fattori che mi hanno aiutato molto. Al posto dei dubbi, forse, ho avuto presunzione. Mi chiedevo “perché, se faccio un prodotto buono, la gente non dovrebbe scegliermi?”. Ho capito che per avere numeri importanti di clientela mi occorreva solo una buona via di passaggio. Tra le tante pizzerie su strada, le persone possono fare sicuramente 50 metri in più per raggiungere quella che le piace. Quindi sono andato in banca e ho impegnato tutto quello che potevo su questa mia scommessa. Il mio primo amore è stato Pommidoro con la pizza a taglio”.

Il sogno di Mirko

Un sogno dunque, quello di Mirko, tanto forte da saper addirittura superare delle avversità innescate dall’impiego del maestro pizzaiolo in Marina. “Sono sempre stato fortunato nel far coincidere i momenti – racconta infatti Mirko — Mi trovai ad aprire la mia prima pizzeria in un momento in cui ero abbastanza libero dall’Esercito. Mi sono fatto il logo di Pommidoro da solo e me lo sono anche tatuato sul braccio. L’avvio è stato faticoso, ma anche un’esperienza fantastica. Poi piano piano, essendo diventato anche papà, ho scelto di fare il balzo dalla figura del pizzaiolo, che deve stare sempre fisicamente in cucina, a quella dell’imprenditore che insegna agli altri i segreti del suo mestiere. Per questo riesco a far collimare tutto quanto: volontà e tempistiche fortunate. Per quanto riguarda la mia occupazione a bordo nella Marina sono stato dapprima tecnico motorista, mentre da quando sto a terra sono passato dalla parte meccanica all’attività d’ufficio”.

Mirko Rizzo: il primo ricordo di un’attività di passione e successo 

Un’attività mai interrotta dunque quella dell’intraprendente Rizzo e che sa dunque lasciar spazio all’altra affermatissima e gustosa indole di Mirko. Indole a cui resta ancora impresso lo straordinario ricordo della prima infornata. “Il ricordo — racconta Mirko — risale ad ancor prima dell’avvio della mia attività. Abitavo in Lunigiana, alta Toscana, e avevo una casa grande con giardino e forno a legna nel cortile. Non era un ottimo periodo a livello economico e non avevo neanche i soldi per comprare una buona pala. Quel periodo lavoravo a La Spezia con mia moglie, lavoravo solo io ed ero già papà, non potevo comprare una pala da minimo 150 euro, avevo altre spese importanti da sostenere. Però avevo un soppalco a cui si accedeva con una scala a scomparsa da tirare giù con un bastone. Quindi ho usato questo per fare il manico della pala, assieme ad un pezzo di ferro preso dalla teglia da forno che avevo segato in tre parti. Ho tolto il bordo dalla teglia, tranne che in punto, quindi ho fatto un buco e l’ho sollevata ad asola in modo da bloccarci in mezzo un bastone con una fascetta in metallo. Ecco, questa è stata la mia prima pala che mi diede la possibilità di infornare come si deve la pizza nel forno a legna di casa”.

 

s.g 

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